Contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo: fare rete per accogliere

Il contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo sono stati al centro degli incontri che si sono svolti a Lecce, nel corso del Festival Sabir di Lecce.

Oltre 100 operatori da tutta Italia appartenenti alla Rete Sipla hanno preso parte ai due incontri e al seminario di formazione dedicati al progetto. Tante le testimonianze dei territori e le personalità riunite per ragionare sul lavoro fatto in questi mesi e sui passi futuri.

Il primo incontro dal titolo “Il contrasto al caporalato in agricoltura: quali prospettive” ha riunito in un unico tavolo il Ministero del Lavoro, enti locali, sindacati ed enti non profit per comprendere quali strumenti adottare per vincere la sfida contro lo sfruttamento lavorativo nella nostra campagna.

Un importante contributo è arrivato dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando che nel suo intervento ha spiegato come oggi il Governo sia impegnato in un piano triennale di contrasto al caporalato, con una particolare attenzione alle aree a più alto rischio. “Abbiamo attivato un censimento dei lavoratori stranieri sul territorio italiano. La mappatura è la precondizione per l’uso dei 200 milioni del PNNR destinato a politiche abitative e al superamento dei ghetti” – ha raccontato il Ministro. “Entro 6 mesi definiremo le linee guida nazionali di identificazione e assistenza delle vittime di sfruttamento lavorativo. Nella prossima programmazione UE 2021-2027 la lotta al caporalato sarà una priorità”.

Il Ministro ha anche spiegato alcuni degli interventi governativi attuati negli ultimi anni, come l’attuazione della legge 199/2016 contro il caporalato e il rafforzamento del ruolo degli ispettori del lavoro. A questo però devono affiancarsi nuove politiche di immigrazione. “In alcuni settori manca la manodopera perché pesa demografia, formazione e condizioni di lavoro e salari“, ha concluso il Ministro Orlando. “Agire su questi fronti e ammettere la necessità di definire flussi regolari di immigrazione di ingresso legale”.

La priorità nei prossimi anni sarà quella di investire sulle reti che coinvolgono le istituzioni e non più sui singoli progetti”: cosi Tatiana Esposito, Direttore Generale Immigrazione del Ministero del Lavoro, ha spiegato l’impegno del Governo sul tema caporalato e sfruttamento lavorativo. “Stiamo per aprire la programmazione UE 2021-2027 che ci permetterà di utilizzare i fondi FAMI, il fondo per le politiche migratorie e il Next Generation in maniera congiunta. Tra le priorità abbiamo inserito il contrasto allo sfruttamento lavorativo, il reinserimento lavorativo delle vittime, la cooperazione tra soggetti istituzionali e non e, per la prima volta, una misura specifica dedicata alla tutela delle donne migranti. Questo nuovo approccio ci porterà ad investire non più nei singoli progetti che spesso hanno un orizzonte temporale limitato, ma nelle reti”.

Infine, l’intervento di Francesca Coleti, referente Arci, ha riguardato la lotta ai reati di sfruttamento. “Spesso le vittime non comprendono di essere sfruttate, ma vedono i caporali come amici che danno loro un’occasione per sopravvivere. Va cambiata questa cultura che spesso tende a giustificare chi sfrutta con una forte repressione. Una battaglia per la legalità che può essere vinta solo garantendo l’accesso ai diritti a tutti.

Nel secondo incontro, dal titolo “Il contrasto al caporalato in agricoltura: esperienze a confronto a partire dal progetto SIPLA” ci si è concentrati sull’importante del fare rete nel contrasto allo sfruttamento lavorativo di persone straniere in agricoltura, raccontando quello che è stato fatto da varie organizzazioni: dal progetto Presidio di Caritas italiana al Progetto Agrilab di Acli.

È fondamentale comprendere come il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e le azioni che si sono compiute per contrastarlo si siano rese efficaci.

“Un aspetto interessante di questi progetti riguarda la rete”, afferma Caterina Boca di Caritas Italiana. “È necessario superare protagonismi e particolarismi per lavorare insieme. I progetti di cui parliamo oggi sono progetti nazionali, con modelli unici in tutti i territori in cui lavorano”, continua Boca.

“Un altro aspetto interessante è il nostro peculiare modo di lavorare, il nostro essere parte del Terzo Settore: questo ci permette di creare un rapporto fiduciario con le persone, attraverso la comprensione e il dialogo”, conclude Boca.

L’intervento di Stefano Iannillo, di Arci, ha riguardato nello specifico il Progetto SIPLA: “Sipla è stato un investimento che Consorzio Communitas, Arci e tutta la rete di partner nazionali e locali che lo compongono hanno voluto fare su questo tema dopo molti anni di impegno, a partire dal Progetto Presidio di Caritas, ma non solo. Il Progetto Sipla ha messo in discussione il nostro modo di svolgere le attività sociali sul territorio in termini di contrasto al caporalato. Quello messo in campo dalla rete Sipla è un sistema razionale; è una rete di partner con un obiettivo comune: tutelare, accogliere e accompagnare in un percorso di emersione coloro che versano in una condizione di sfruttamento. I due progetti, il Sipla Nord e il Sipla Sud, hanno provato a costruire un intervento coordinato sul fenomeno del caporalato, diventato sistema esteso in tutti quei settori in cui la catena del valore, ma anche il meccanismo di competizione sui prezzi, porta necessariamente l’imprenditore a scaricare sul prezzo del lavoro”.

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