PRIMO PASSO PER UNA FILIERA ETICA NELL’AGRO-ALIMENTARE ITALIANO
50 organizzazioni del terzo settore presenti in 15 regioni italiane stanno dando vita alla più grande rete di tutela e protezione dei lavoratori agricoli stranieri: la rete Sipla. L’Arci e il Consorzio Communitas, con il sostegno della Caritas Italiana, stanno coordinando il progetto che ha visto oltre 100 operatori confrontarsi in presenza nel corso del Meeting Internazionale Antirazzista organizzato dall’Arci dal 2 al 5 settembre a Cecina. L’azione è sostenuta dai fondi FAMI e fondi FSE con il bando 1/2019 del Ministero del Lavoro e il Ministero delle Politiche Sociali.
In ogni territorio il progetto Sipla sta aiutando i lavoratori agricoli stranieri ad uscire dalla morsa del caporalato grazie a servizi di accompagnamento lavorativo, sportelli informativi, accordi con aziende agricole e agenzie di formazione, offerta di soluzioni abitative alternative agli insediamenti informali e sostegno nella denuncia di situazioni di sfruttamento.
Il prossimo passo del progetto sarà quello di contribuire, in collaborazione con aziende, sindacati, Istituzioni, enti locali e comunità ad una vera filiera etica nel settore agro-alimentare italiano. L’obiettivo è rendere consapevoli i consumatori se quello che stanno mangiando è frutto o meno dello sfruttamento lavorativo.
Su queste tematiche gli oltre 100 operatori presenti hanno riportato le loro esperienze sul campo e le difficoltà incontrate in un’intensa giornata di formazione in presenza.
“Dopo l’esperienza del progetto Presidio di Caritas – racconta Oliviero Forti di Caritas Italiana – c’era bisogno di allargare lo sguardo, e insieme ad Arci abbiamo deciso di creare un vero sistema di tutela per i lavoratori in agricoltura. Sipla è la risposta da nord a sud che sostiene quelle persone che vogliono uscire dall’irregolarità e dallo sfruttamento.”
La rete Sipla è attiva in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige. E’ stata pensata in due grandi azioni: il Sipla centro-Nord con capofila il Consorzio Communitas e il Sipla Sud con capofila Arci.
“Uno degli obiettivi che stiamo raggiungendo – spiega Alessandro Armando, coordinatore per il Consorzio Communitas del Sipla centro-Nord – è quello di far emergere il fenomeno del caporalato anche in territori come le provincie di Savona, Bergamo o nella stessa Toscana dove si pensava non ci fosse. Stiamo anche lavorando in zone dove il fenomeno dello sfruttamento lavorativo è molto conosciuto, come nella provincia di Latina. Ad oggi abbiamo attivato oltre 300 percorsi di protezione in 9 regioni. Puntiamo ad arrivare ad almeno 600 nei prossimi mesi”.
Al sud il Sipla è presente in 6 regioni. “In questi territori il caporalato è molto conosciuto – sottolinea Stefano Iannillo coordinatore per Arci di Sipla-Sud -e spesso diventa l’unica forma di sostentamento per quei migranti che escono dai percorsi di accoglienza. Con la rete Sipla siamo diventati un punto di riferimento per queste persone, spesso costrette a vivere insediamenti informali in condizioni precarie”.
“Con Caritas – racconta Filippo Miraglia di Arci – siamo impegnati nel migliorare le condizioni di vita nel nostro Paese anche per gli stranieri. Vedere oggi al MIA così tanti operatori e operatrici lavorare su un’idea costruita assieme ci spinge ad andare avanti, sperando che questo lavoro possa proseguire anche nei prossimi anni”.
“L’ambizione comune – conclude Chiara Ginanni, Direttrice del Consorzio Communitas – è rafforzare questa rete e renderla stabile anche per il futuro. Ringrazio tutti gli operatori e operatrici che, nonostante la pandemia, hanno mantenuto l’entusiasmo, raggiungendo importanti risultati”.